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L’accessibilità: la sua storia, le curiosità e qualche spoiler per il futuro!

L'infografica mostra una serie di simboli legati all'accessibilità come la tastiera per la navigazione, la lente d'ingrandimento e il color contrast.

Per questo post di metà estate ho pensato di proporre un argomento un po’ più leggero e meno
impegnativo del solito, le curiosità sull’accessibilità!

Quando è nata l’accessibilità?

L’accessibilità nasce negli anni ’70 e ’80 quando alcuni ricercatori iniziarono a lavorare su
tecnologie assistive per supportare persone con disabilità.

Tra questi spicca Gregg Vanderheiden, uno dei pionieri del settore, che fondò il Trace R&D
Center
negli Stati Uniti, un centro d’eccellenza dove si studiavano strumenti come tastiere
alternative, interfacce vocali e sistemi per facilitare la comunicazione.

Negli anni 90 poi avviene la nascita del Web, più precisamente nel 1991, Tim Berners-Lee
inventa il World Wide Web.

Già all’epoca la sua visione era rivoluzionaria, vedeva il web come un posto per tutti, purtroppo
mentre internet cresceva rapidamente, non c’erano ancora linee guida o regole condivise per
garantire che tutti potessero accedervi, indipendentemente dalle proprie capacità.

Per rispondere a questa esigenza crescente, nel 1995 nasce la Web Accessibility Initiative (WAI)
all’interno del W3C, l’organismo che definisce gli standard del web.

La missione era chiara: rendere il web accessibile alle persone con disabilità.

Pochi anni dopo, nel 1999, arrivano le prime WCAG – Web Content Accessibility Guidelines.

Come visto anche negli altri articoli le WCAG sono un insieme di raccomandazioni per
sviluppatori, designer e content creator, pensate per costruire siti e applicazioni web accessibili.

Quelle prime linee guida introducevano concetti che oggi ci sembrano scontati, come:

• fornire alternative testuali alle immagini,
• evitare di usare solo il colore per trasmettere informazioni,
• permettere l’uso della tastiera per navigare nei contenuti.

Nel frattempo anche a livello normativo sono iniziate a spuntare le prime leggi, nel 1998 negli Stati
Uniti, il Congress approva la Section 508, una legge che obbliga le agenzie governative a
garantire che i loro siti e strumenti digitali siano accessibili.

Possiamo considerarlo uno dei primi standard legali sull’accessibilità digitale.

Da lì in poi, il tema dell’accessibilità ha continuato a crescere, evolversi e farsi strada nelle agende
di aziende, enti pubblici e sviluppatori.

Le WCAG sono state aggiornate nel 2008 (versione 2.0), nel 2018 (2.1), nel 2023 (2.2), e oggi si
lavora già alla versione 3.0, che punta a un approccio ancora più flessibile e orientato ai risultati.

Qualche curiosità (anche un po’nerd) sull’accessibilità:

Gli screen reader “vedono” il codice, non il layout

Gli utenti che usano screen reader non vedono la grafica della pagina: il lettore legge l’albero del
DOM (HTML) in base alla struttura semantica e all’ordine del codice.

Per questo usare heading corretti e landmark (come <main>, <nav>, <aside>) è
fondamentale.

NVDA è gratuito e sviluppato da una piccola organizzazione no-profit

Lo screen reader NVDA (NonVisual Desktop Access) è gratuito e open source.
È sviluppato dalla NV Access, un’organizzazione no-profit australiana ed è uno dei più usati al
mondo, soprattutto nei paesi dove JAWS è troppo costoso.

L’accessibilità aiuta anche chi non ha disabilità

L’accessibilità porta grossi benefici anche ad utenti che non hanno forme di disabilità, ad
esempio i sottotitoli nei video, che consentono a chi deve guardare un video in treno ma non ha
le cuffie, oppure il contrasto elevato per chi usa lo smartphone sotto il sole.

Le persone usano il cellulare come fosse un lettore di schermo

Alcuni utenti non vedenti o ipovedenti usano il telefono con VoiceOver o TalkBack attivo
sempre, anche per gestire mail, social e pagamenti.
Le gesture sono completamente diverse (es. swipe verso destra per "andare avanti").

Il Parlamento Europeo ha chiesto un web più accessibile già nel 2002

Molto prima della legge sull’accessibilità (Direttiva UE 2016/2102), già nel 2002 il Parlamento
Europeo invitava gli Stati Membri a garantire che i siti pubblici fossero accessibili, adottando
gli standard del W3C.

Qualche spoiler sul futuro:

Le WCAG 3.0 useranno un sistema di punteggio

Le WCAG 3.0 (ancora in bozza) prevedono un sistema di valutazione a punti, più flessibile
rispetto all’attuale logica "AAA/AA/A".
L’obiettivo è premiare i miglioramenti anche se non si raggiunge la conformità completa. Una
rivoluzione nella mentalità della conformità!

L’IA generativa renderà l’accessibilità più... accessibile?

Strumenti come GPT, Copilot e altri modelli generativi possono già generare alternative testuali,
caption, descrizioni di immagini, trascrizioni e riepiloghi.
Si prevede che in futuro potremmo avere interfacce conversazionali accessibili che guidano
l’utente e si adattano al suo stile cognitivo o motorio.

Conclusione

L’accessibilità digitale è principalmente composta da dettagli, norme e tools ma a ogni tanto vale
la pena fermarsi e scoprirne il lato più curioso e meno tecnico.

Conoscere la storia, gli strumenti e qualche aneddoto ci aiutano a capire meglio perché oggi
certe scelte contano e quali sono le direzioni future.

Pubblicato da Antonio Orrù il 2025-07-28