L’importanza dell’accessibilità digitale per chi soffre di disturbi legati allo spettro autistico.

Molto spesso l’accessibilità digitale è associata solamente a disabilità di tipo visivo ed uditivo.
In realtà, un sito accessibile porta benefici anche a chi soffre di altri disturbi, come ad esempio quelli dello spettro autistico.
L’autismo è una condizione neurologica che accompagna la persona per tutta la vita e rientra in quella che viene chiamata neurodiversità: un modo diverso, non patologico, di percepire, elaborare e rispondere al mondo.
Non esiste “un solo” autismo, si parla infatti di spettro autistico proprio perché le manifestazioni possono variare moltissimo da persona a persona: c’è chi ha un linguaggio verbale fluente, chi comunica in modo non convenzionale, chi è molto sensibile agli stimoli sensoriali e chi fatica a comprendere le dinamiche sociali.
Alcune caratteristiche possono essere ad esempio Iper- o ipo-sensibilità sensoriale (ad esempio nei confronti di luci forti, suoni, odori, texture), difficoltà nella comunicazione sociale o nel decifrare espressioni facciali e toni di voce, preferenza per la routine e per ambienti prevedibili e in alcuni casi comportamenti ripetitivi o iperfocus.
L’autismo non dev’essere visto come una malattia da curare, ma un funzionamento neurocognitivo che richiede contesti accessibili e rispettosi delle differenze.
In contesto digitale un servizio progettato in maniera non adeguata può diventare una barriera tanto quanto quelle presenti nel mondo fisico.
Perché un sito o un'app accessibile può facilitare ed includere le persone autistiche?
Come accade per le persone con disturbi visivi o uditivi anche una persona autistica incontra molti ostacoli che non derivano dalla sua condizione, ma da interfacce progettate senza tener conto delle differenze cognitive e sensoriali di tutti gli utenti.
Un sito con animazioni continue, colori accesi, popup che compaiono all’improvviso o processi di navigazione poco chiari può causare disagio, confusione o addirittura far abbandonare del tutto la navigazione.
Rendere accessibile un’interfaccia non significa solo rispettare degli standard tecnici, ma anche progettare un ambiente digitale che riduca il carico cognitivo e sensoriale, aumenti la prevedibilità e offra più controllo all’utente.
Alcuni elementi come ad esempio: un layout ordinato e stabile, etichette chiare, contenuti scritti in modo diretto, interazioni coerenti tra le pagine o la possibilità di personalizzare l’esperienza (es. attivare la modalità “riduci movimento”) possono fare una differenza enorme per una persona nello spettro.
L’argomento è ampiamente trattato anche nella certificazione CPACC di IAAP (che io possiedo), l’accessibilità non riguarda solo chi ha disabilità motorie, visive o uditive, ma anche chi ha condizioni neurologiche e cognitive, tra cui l’autismo.
Progettare pensando anche a questa tipologia di utenti significa allargare la partecipazione e ridurre l’esclusione.
Quali sono quindi le best practice per progettare portali che siano accessibili anche a persone nello spettro?
Bastano alcune buone pratiche che migliorano l’esperienza non solo per chi è nello spettro autistico, ma per tutte le persone che si trovano in situazioni di stress, affaticamento cognitivo o difficoltà temporanee.
Alcuni di questi accorgimenti sono ad esempio:
-
Offire una struttura prevedibile
Dobbiamo mantenere una gerarchia visiva chiara e coerente: menu sempre nello stesso posto, elementi che non cambiano posizione tra una pagina e l’altra.
La prevedibilità aiuta a ridurre l’ansia. -
Evitare il sovraccarico sensoriale
Dobbiamo evitare di inserire animazioni inutili, colori troppo accesi e suoni improvvisi. Se proprio non possiamo farne a meno offriamo sempre un modo per disattivarli. -
Utilizzare un linguaggio chiaro, diretto, senza ambiguità
Dobbiamo evitare metafore complesse, giochi di parole o frasi troppo lunghe.
Più semplice è il linguaggio meglio è, quando mostriamo dei messaggi di errore accertiamoci di dare anche delle chiare indicazioni su come rimediare. -
Personalizzazione dell’esperienza
Se possibile consentiamo sempre all’utente di regolare le dimensioni del testo, la combinazione di colori, la spaziatura tra gli elementi. -
Guidare l’utente nei con processi a step
Nei form o nei checkout, dobbiamo assicurarci di accompagnare sempre l’utente passo dopo passo, non lasciamo nulla al caso.
Come descritto ampiamente anche nella CPACC, includendo tutte queste pratiche durante le varie fasi del ciclo di vita del progetto, dal design alla progettazione, dalla creazione di contenuti alle varie fasi di test (che devono sempre coinvolgere anche persone con questo tipo di disabilità) possiamo essere sicuri che il nostro sito o app sia accessibile ed inclusivo, rispettando gli standard di legge e soddisfacendo i bisogni di chi ha un modo diverso di percepire il mondo.